Hans-Joachim Staude, Autoritratto,
1951, olio su cartone, cm 43 x 48.

Hans-Joachim Staude (1904-1973)

A cura di Francesco Poli, Elena Pontiggia e Jakob Staude

Questo volume è il risultato di un impegnativo lavoro di messa a fuoco storica e di
revisione critica della figura e dell’opera di Hans-Joachim Staude, che ha avuto il
suo momento centrale di proposta ed elaborazione nel novembre 2015 alla
Fondazione Giorgio Cini di Venezia, con una mostra retrospettiva e un convegno
a cui hanno partecipato studiosi specialisti tedeschi e italiani.

Anche se Palazzo Pitti gli aveva già dedicato nel 1996 un’importante esposizione,
avviando così una doverosa rivalutazione dell’artista, mancava fino ad ora un’analisi
più approfondita della sua stretta connessione con la pittura del Novecento italiano,
da Ardengo Soffici a Felice Carena, nel quadro del classicismo moderno fra le due
guerre – un rapporto profondo che fa di Staude forse il più “italiano” fra i pittori
tedeschi. Mentre gli anni recenti hanno visto un recupero storico-critico degli
aspetti più significativi del “Ritorno all’ordine” nell’arte fra le due guerre, non solo
in Italia ma anche in tutta Europa – clima culturale a cui anche Staude in modo
autonomo e con particolari specificità si può collegare – la sua figura è rimasta
finora ai margini di questo insieme di ricerche.

Di notevole valore è anche la sensibile e intensa produzione figurativa, molto
solitaria e appartata, che Staude ha sviluppato dal secondo dopoguerra fino alla sua
scomparsa. Una parte della sua opera tutta da scoprire.

Nei vari interventi del convegno sono stati affrontati da un lato le specifiche
problematiche della sua ricerca pittorica, il suo grande amore per l’arte classica, le
influenze moderne più rilevanti, le tappe più importanti della sua biografia, e la sua
attività di insegnante di pittura; e dall’altro lato anche i tratti peculiari della sua
complessa e affascinante personalità caratterizzata da una profonda cultura
umanistica filosofica e letteraria e in particolare da una passione per la musica pari a
quella per le arti figurative (era un ottimo pianista e anche compositore).

Hanno contribuito a questa articolata e approfondita esplorazione con testi
puntuali, oltre ai curatori, Susanna Ragionieri, Nicoletta Colombo, Monica
Vinardi, Thomas Baumeister, Carlo Sisi, Reinhard Wegner, Nico Stringa, Lorella
Giudici, Dario Paolini. Oltre a questi scritti, legati alle relazioni del convegno, è
stata aggiunta nel volume una bella intervista di Neera Fallaci, dove l’artista parla del
suo speciale allievo don Lorenzo Milani e dell’importanza dell’insegnamento, che
costituì un elemento essenziale nella vita di entrambi.

Andando molto al di là di una pubblicazione di atti di un convegno, il volume è
stato elaborato come una vera e propria monografia di Hans-Joachim Staude, con
un’ampia selezione iconografica e precisi apparati.